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Caso Belloni, come e perché il Palazzo si divide ancora

Caso Belloni: il capo del Dis può diventare presidente della Repubblica? Continuano le polemiche. La posizione di Urso (Fratelli d’Italia e presidente Copasir). L’iniziativa di Borghi (Pd). Le nuove critiche di Renzi. E l’opinione del prof. Mayer

Discussioni e tensioni a latere del caso di Elisabetta Belloni, il capo del Dis (il Dipartimento che coordina i Servizi Segreti, ossia Aisi e Aise) che faceva parte di una rosa di nomi per il Quirinale su cui convergevano i contiani del Movimento 5 Stelle, la Lega, Fratelli d’Italia ed Enrico Letta, segretario del Pd (partito che comunque era spaccato sul nome).

CHE COSA DICE URSO (COPASIR E FRATELLI D’ITALIA) SUL CASO BELLONI

“Temo che questa polemica sia frutto di una cultura che guarda ancora all’apparato dello Stato con sospetto. In altri Paesi democratici e occidentali, penso al Regno Unito o agli Stati Uniti, per non parlare di Israele, nessuno si scandalizza se un vertice dell’intelligence aspira a cariche pubbliche, anzi. Nel mondo anglosassone c’è una consolidata cultura dell’intelligence che vede nel servizio per la sicurezza un onore”, ha detto – rispondendo sulle polemiche nate durante le elezioni del capo dello Stato sulla compatibilità tra la guida dell’intelligence e la presidenza della Repubblica – il presidente del Copasir, il senatore di Fratelli d’Italia, Adolfo Urso, a Formiche, la rivista di Paolo Messa (top manager di Leonardo) diretta da Flavia Giacobbe che ha nominato poche settimane fa “Formica dell’anno” Elisabetta Belloni con questa motivazione: “C’è chi costruisce la carriera iscrivendosi nella categoria delle “riserve” della Repubblica. Elisabetta Belloni ha scelto un altro ruolo. Gioca da titolare. E, con la laboriosità delle formiche, conquista primati che non declina al singolare”.

LA POSIZIONE DEL PRESIDENTE DEL COPASIR

La direttrice del Dis Elisabetta Belloni così come il suo predecessore Giampiero Massolo (presidente di Fincantieri e dell’Ispi di cui si è parlato nei giorni scorsi come un altro quirinabile secondo alcuni partiti) sono ”due persone con un cursus istituzionale che parla da sé. Ambasciatori di corso, già segretari generali della Farnesina, negli anni hanno dimostrato visione e lungo capacità strategica nonché una gestione imparziale del servizio pubblico – ha aggiunto il presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) – Peraltro della Belloni, la cui nomina al Dis è recentissima, si era già parlato all’inizio della legislatura come presidente del Consiglio e anche in questa occasione come possibile sostituta di Draghi. Insomma, persona di grandissima qualità”. Che in un Paese occidentale il capo dei Servizi segreti prenda le redini dello Stato o del governo ”è già successo altrove, senza scandali o polemiche. Un caso per tutti: George Bush padre. Prima di diventare presidente degli Stati Uniti è stato direttore della Cia. Un’agenzia che a differenza del Dis, che ha un ruolo di coordinamento del comparto intelligence, ha una funzione davvero operativa. Senza contare che il presidente americano ha poteri più estesi del nostro Capo dello Stato ed è il comandante in capo. L’esperienza di Bush nell’intelligence ha contribuito a farne uno dei più previdenti e brillanti interpreti della fine della Guerra Fredda e anche per questo determinante nella caduta dell’Urss”.

COSA DI DICE NEL PD SUL CASO BELLONI

Nel Pd divampa il dibattito. Se ieri in tv, nella trasmissione condotta da Lucia Annunziata su Rai3, il segretario Letta ha detto in sostanza – incalzato dal giornalista Paolo Mieli – che non aveva nulla in contrario all’ipotesi di Belloni come presidente della Repubblica, altri non sono d’accordo. Il Pd si farà promotore di “una iniziativa legislativa che verrà sottoposta a tutte le forze politiche” per affrontare il tema delle “incompatibilità e ineleggibilità” che regolino il passaggio dai vertici dei servizi a una carica istituzionale, ha annunciato, parlando con l’Adnkronos, Enrico Borghi, responsabile sicurezza dem e membro del Copasir: “C’è un diritto dei cittadini di sapere come sono andate le cose e un nostro dovere di raccontarle”, dice Borghi, che è stato chi ha seguito passo passo nella war room ai piani del gruppo dem alla Camera le fasi della complicatissima elezione del presidente della Repubblica. E la verità è che “mai c’è stato il via libera di Letta alla chiusura di un accordo su Belloni. Quando nel vertice a tre il nome di Belloni è stato proposto da Conte – che pure era già a conoscenza di tutte le nostre avvertenze sul rischio per il sistema derivante dalla esposizione della direttrice del Dis – e caldeggiato anche da Salvini, Letta ha spiegato che ne avrebbe parlato con i ministri, i dirigenti e i grandi elettori. Non c’è mai stato un via libera a chiudere su quella candidatura”.

L’INIZIATIVA DEL DEM BORGHI (COPASIR)

Ora, sottolinea il dem Borghi, “bisogna tirare un consuntivo di questa vicenda. Innanzitutto, l’ambasciatrice Elisabetta Belloni è una figura di altissimo profilo dell’alta amministrazione dello Stato, una sincera funzionaria di una Repubblica democratica e una persona che ha reso e sta rendendo servizi molto importanti al Paese. Proprio per questo non doveva essere messa in mezzo al tritacarne e chi lo ha fatto si assume responsabilità politiche e istituzionali di una attività maldestra che non si sarebbe dovuta esercitare in questi modi e forme perché una Repubblica seria tutela i propri servitori e chi ha avuto altissime responsabilità istituzionali deve avvertire il dovere di atteggiarsi in tal modo”.  Le proposte di Borghi sono state appoggiate oggi dal quotidiano Repubblica dallo specialista di Intelligence del quotidiano del gruppo Gedi; ma il giornale diretto da Maurizio Molinari nei giorni scorsi – quando la polemica e l’ipotesi era calda – si è ben guardato dal commentare negativamente lo scenario del direttore del dipartimento che coordina l’Intelligence potesse diventare capo dello Stato.

LE CRITICHE DI RENZI

Chi continua a stimmatizzare l’operazione Belloni al Colle che era stata architettata è Matteo Renzi: “Molti di voi hanno seguito i lavori di questa difficile settimana. Il momento chiave è stato per noi quando sono sceso in piazza davanti a Montecitorio per spiegare il mio no alla proposta giallo-verde-nera di mandare il capo dei servizi segreti al Quirinale”. Lo scrive il leader di Italia Viva, Matteo Salvini, nella sua enews. “Mentre scendevo le scale, pensavo che doveva perso quella battaglia perché i numeri sembravano dare ragione a Conte e Salvini e agli altri che avevano proposto la candidatura Belloni– spiega –. Ma ho pensato anche che sono momenti in cui bisogna difendere la storia, la decenza istituzionale, la credibilità anche se si è in minoranza. E, dunque, sono andato giù tranquillo. Alla fine è andata bene e l’intervento televisivo ha dato coraggio anche a chi faceva più fatica a esporsi”.

GLI ALTRI AFFOSSATORI DELLO SCENARIO BELLONI AL COLLE

Ma non è stato solo Renzi a contribuire ad affossare il nome di Belloni:

Oltre a Renzi, ad affossare il nome di Belloni per il Quirinale sono stati anche Di Maio e il ministro della Difesa, Guerini (Pd).

— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 29, 2022

L’ANALISI DEL PROF. MAYER

Dice a Start Magazine Marco Mayer, docente di Storia di Intelligence e consigliere per la sicurezza cibernetica Ministro degli interni nel biennio 2017-2018: “Enrico Letta, Roberto Speranza e Matteo Renzi si sono mossi bene e in sintonia. Benissimo Mattarella! Ma su questa storia dei Servizi sbagliano ed è mio avviso incostituzionale una preclusione di principio. Del resto si pensi all’ambasciatore Fulci al Cesis o al compianto generale Ramponi al Sismi, Ramponi non avrebbe dovuto essere in Parlamento o Fulci non doveva essere eletto al vertice del Consiglio Economo e Sociale delle Nazioni Unite? Al massimo si potrebbe prevedere che alti dirigenti dello Stato, generali e magistrati possano essere eletti a cariche pubbliche dopo che e’ passato un certo periodo. I media si dimenticano che oggi In Italia la responsabilità dei servizi è del Presidente del Consiglio e/o della Autorita Delegata quando c’è (come oggi con il Prefetto Franco Gabrielli). Fondamentale poi è il ruolo del Comitato Interministeriale per la Sicurezza della Repubblica e del suo segretariato tecnico composto dai vertici tecnici dei Ministeri più importanti. E poi c’è il Copasir. Il meccanismo delle garanzie funzionali per gli operativi è molto complicato. Siamo lontanissimi dal modello Putin, forse anche troppo…. Anzi il rischio è che altri servizi “ostili” si muovano con troppa agilità in Italia”.

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