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Quali sono i virus che potrebbero portare nuove pandemie?

Gli scienziati stanno monitorando gli agenti patogeni responsabili di virus che potrebbero potenzialmente scatenare nuove pandemie, ma il problema principale resta un altro. Ecco cosa si legge in uno studio pubblicato su Molecular Therapy

La pandemia causata dal Covid-19 ha mostrato quanto il mondo fosse impreparato ad affrontare una simile situazione e per questo gli scienziati stanno monitorando quali altri agenti patogeni già esistenti potrebbero causare nuove epidemie. Sperando, questa volta, di prevenirle in tempo.

IL RITORNO DELL’AVIARIA

Come scriveva Start, l’influenza aviaria è tornata a preoccupare dopo che lo scorso ottobre è stato identificato il primo focolaio in Israele, in un’area dove ogni anno transitano decine di milioni di uccelli migratori diretti dall’Europa e dall’Asia verso l’Africa.

Ma sebbene non c’è motivo di allarmarsi poiché i rischi di trasmissione da uccello a uomo e di insorgenza di focolai sono ancora bassi, non è del tutto astratta la possibilità che un virus già esistente o una sua mutazione possano provocare una nuova pandemia.

A sostenere questa teoria è uno studio pubblicato su Molecular Therapy.

LO STUDIO

Secondo lo studio pubblicato lo scorso marzo, la possibilità che nuovi virus (compresi i nuovi coronavirus) possano minacciare la salute globale è reale, ma i ricercatori si sono concentrati su una serie di agenti patogeni esistenti che potrebbero portare a epidemie diffuse.

I VIRUS (E LE ALTRE MINACCE)

La maggior parte degli agenti patogeni che gli scienziati stanno tenendo sott’occhio sono virus, in particolare appartenenti al gruppo delle febbri emorragiche (tra cui Ebola, hantavirus, febbre di Lassa), flavivirus (dengue, zika, febbre gialla) e coronavirus (MERS e nuovi filamenti di covid).

Fonte: Molecular Therapy

Ma potenzialmente ancora più preoccupanti sono gli agenti patogeni che potrebbero provocare pandemie a causa della loro resistenza ai farmaci, come la tubercolosi e lo stafilococco, già diffusi in molte parti del mondo.

Fonte: Molecular Therapy

E infine, non si esclude nemmeno che future pandemie possano essere causate dal bioterrorismo, utilizzando agenti come l’antrace o il vaiolo.

Fonte: Molecular Therapy

LE DISEGUAGLIANZE

Ma ciò che lo studio vuole sottolineare, oltre ai virus da monitorare, è che nonostante la pandemia da Covid-19 sia in corso da più di due anni, l’equità sanitaria globale non ha ancora ricevuto sufficiente attenzione, come dimostrato dalle consistenti differenze tra Paesi ad alto reddito e Paesi a medio e basso reddito nell’accesso ai vaccini, ma anche nella diagnosi e negli altri trattamenti.

Questo, prosegue lo studio, ha portato a un maggior numero di decessi, allo sviluppo di varianti più infettive – come Delta e Omicron – che hanno prolungato notevolmente la pandemia e a divieti di viaggio con effetti xenofobi.

Ma le stesse disuguaglianze si sono verificate anche nelle popolazioni storicamente svantaggiate e minoritarie dei Paesi ad alto reddito. Per esempio, negli Stati Uniti, all’inizio della pandemia, le comunità ispaniche o latine, nere e native americane hanno registrato tassi di mortalità più che doppi rispetto alle popolazioni bianche non ispaniche.

In particolare, osserva lo studio, queste disuguaglianze non hanno risparmiato i bambini, soprattutto per quanto riguarda la mortalità. All’inizio della pandemia, i bambini di tali comunità, che rappresentano il 41% della popolazione, hanno subito il 75% dei decessi infantili a causa del Covid-19.

COSA FARE PER PREVENIRE LE PROSSIME PANDEMIE

Lo studio propone, infine, dieci passi per le istituzioni sanitarie pubbliche a livello subnazionale, nazionale, regionale e globale per prevenire e controllare le pandemie attraverso la promozione dell’equità sanitaria globale:

  • Finanziare un centro pronto a sostenere la prevenzione e il controllo delle pandemie a livello di popolazione;
  • Garantire una partecipazione di alto livello dei Paesi a basso e medio reddito nelle operazioni dei centri pandemici;
  • Dare priorità alla vulnerabilità nei tempi di risposta, nella raccolta dei dati e nell’allocazione delle risorse;
  • Incentivare la condivisione dei brevetti di vaccini e farmaci e la produzione a basso costo;
  • Comunicare efficacemente con il pubblico e combattere preventivamente la disinformazione;
  • Identificare ed eliminare il razzismo e la discriminazione nella risposta alla pandemia;
  • Stabilire percorsi di risposta rapida per affrontare le preoccupazioni del pubblico e incanalarle nella comunicazione del rischio e nella definizione delle politiche;
  • Sostenere la ricerca e lo sviluppo di vaccini e terapie a basso costo e a bassa tecnologia;
  • Sostenere la produzione di vaccini e terapie nei Paesi a basso e medio reddito;
  • Sviluppare e rafforzare la catena di approvvigionamento e le infrastrutture sanitarie nei Paesi a basso e medio reddito.

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