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Trasfusione di gioventù

Alla fine Dracula era un vampiro di buon senso. Aveva capito che, quando non sei in vena, devi succhiare il sangue ai vivi, possibilmente giovani. E così, favorito da una dentatura assai ficcante, prelevava direttamente il sangue per tirarsi su con una flebo di vitalità. Ora, con secoli di ritardo la medicina conferma la venale scoperta di Nosferatu e scopre che per bloccare l’invecchiamento occorre sangue giovanile. Nuovo plasma per non ridurti a cataplasma. Alla Stanford University l’hanno provato sui topi. Hanno cucito una vecchia zoccola, come si chiama da noi il ratto, a un figlio e’zoccola, cioè un ratto giovane, e hanno creato la parabiosi: il sangue dell’uno ringiovaniva i tessuti dell’altro, i muscoli, il cervello. Penso anche il sesso…

La scoperta turba, fa rimescolare il sangue; spaventa i giovani ed eccita gli anziani. Vi risparmio le prediche marpione sulle virtù terapeutiche per gli anziani della carne fresca, e maledico chi usa la parabiosi come alibi per la pedofilia. Vorrei sapere come si sente il topo giovane, se a sua volta dopo la trasfusione invecchia precocemente e prende un po’ dalla vecchia pantegana: “oggi mi sento ‘na chiavica”.

Ma dietro l’aspetto grottesco, inquietante o esaltante della scoperta, ritrovo una verità antica come l’uomo: una società regge sul patto di sangue tra le generazioni. Ma è un patto a doppia circolazione: la vitalità e l’energia in cambio della saggezza e dell’esperienza. La prima trasfusione è la tradizione. La scienza è una via lunga e tortuosa per confermare la saggezza antica e naturale dei proverbi.

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