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Uno chalet sul tetto, davanti al Monte Rosa

Uno chalet sul tetto, davanti al Monte Rosa

Uno chalet sul tetto, all’ultimo piano di un condominio non l’aveva ideato ancora nessuno. Ci sono voluti i desideri (delusi) dei proprietari, che cercavano un rascard – la tipica residenza delle alpi occidentali – da ristrutturare e trasformare nel proprio rifugio di montagna – e l’inventiva di un giovane studio, Icona Architetti Associati di Milano, per immaginare e realizzare un rascard al piano attico di un edificio nel centro di Champoluc.

«Una sfida difficile», dicono gli architetti, «perché nell’appartamento, al quarto piano di un brutto palazzo anni Sessanta senza ascensore, caratteristiche come altezza, travi e finestre avevano subito rimaneggiamenti o erano addirittura state coperte».

Nel salottino, lampada IC Lights Table 1 Low di Michael Anastassiades (Fols). Divano: pezzo unico originale anni ’50 rivestito in tessuto Dedar. Cuscini: Hutte. Tappeto: Altai collezione Filikli. Mobile basso su disegno in collaborazione con Raul Heresaz. Lampada a terra Assolo di Cini&Nils. Bronzo Brun Fine art. Foto Monica Spezia/LivingInside

MONICA SPEZIA

Lo chalet immaginato

Federica Poggio e Marco Orto, gli architetti, immaginano subito l’abitazione con i tratti di uno chalet di montagna, innestato sui piani sottostanti: i livelli inferiori sono stati sfruttati come surrogati del basamento litico sul quale, tradizionalmente, poggiano i rascard. Uno chalet sul tetto di un edificio, che potesse esprimere i 5 sensi: «La vista, magnifica del Rosa e delle Alpi dalle finestre; il tatto, grazie alla spazzolatura a mano del legno; l’olfatto, coinvolto dal trattamento che abbiamo dato al legno – sembra di essere in una foresta – e perfino il gusto, stimolato dall’immersione in questo profumo», spiega Federica Poggio.

L’attico, che si sviluppa su una doppia altezza parzialmente soppalcata, è stato spogliato dei rivestimenti esistenti e rifoderato con l’essenza calda e avvolgente del biolarice evaporato, tintato e customizzato con spazzole di ferro per dar al legno una tattilità rustica e scabra ottenuta grazie all’esperienza degli artigiani locali. Anche le travi esistenti sono state trattate in modo da conferire omogeneità.

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